Bally Artist Award 2024
26.05 – 11.08.2024

Pur essendo in costante movimento, l'acqua è un archivio planetario di significato e materia. Bere un bicchiere d'acqua significa ingerire i fantasmi dei corpi che infestano quell'acqua.

Astrida Neimanis, “Hydrofeminism: Or, On Becoming a Body of Water”

Nata a Parigi, Monika Emmanuelle Kazi è cresciuta tra la Francia e la Repubblica del Congo, prima di trasferirsi a Ginevra, dove attualmente risiede. L’identità diasporica dell’artista rappresenta la porta d’accesso privilegiata per la comprensione della sua pratica che si concentra sull’esplorazione delle impronte e delle memorie lasciate dal corpo negli ambienti domestici, intesi come spazi privati e al tempo stesso politici. Nelle sue opere – che alternano scrittura, performance, video e installazioni – gli oggetti ordinari e i luoghi familiari diventano campi d’indagine in cui ricercare tracce che possono rivelare radici di appartenenza, intime credenze e prospettive sul mondo – in definitiva, storie che cambiano e che si ripetono.

Quasi a recuperare la memoria storica di Palazzo Reali, le installazioni realizzate da Monika Emmanuelle Kazi per l’edizione 2024 del Bally Artist Award suggeriscono all’interno di Sala Mattoni uno spazio domestico, la cui illuminazione dipende in gran parte dalla luce naturale che penetra dalle finestre e dalla lampada sul pavimento, lasciata accesa. L’essenziale mobilio che occupa la sala è funzionale a conservare e, al tempo stesso, mostrare una serie di objets trouvés in cristallo: comuni suppellettili domestiche che l’artista ha recuperato e successivamente lavorato impiegando il nitrato d’argento. Intimamente legato alla tecnica fotografica e alle prime sperimentazioni che ne hanno segnato l’origine, il nitrato d’argento è un composto fotosensibile che se esposto alla luce si decompone, cambiando colore e densità. Al posto dell’acqua, a colmare bicchieri, coppe e vasi sono immagini di corpi e istantanee di vita vissuta che, come spesso accade nella pratica di Monika Emmanuelle Kazi, intrecciano la sua storia personale con temi sociali e politici più ampi. Nelle scene, che grazie al processo chimico si fissano sul vetro, l’archivio personale dell’artista si mescola con vicende mitiche e collettive di più ampio respiro, tra cui in particolare l’iconografia tradizionale della dea Fortuna e i motivi riprodotti sui vecchi franchi CFA. Originariamente acronimo di “Colonie Francesi d’Africa” e successivamente di “Comunità Finanziaria Africana”, la sigla indica la valuta in uso nella Repubblica del Congo. Le vecchie banconote diventano cimeli dell’infanzia dell’artista e, al tempo stesso, si rivelano come strumenti di dominazione coloniale attraverso cui imporre un determinato stile di vita, un modo di abitare il mondo che riflette un sistema di codici e credenze da performare e imitare. Tuttavia, per sua stessa natura, ciascuna forma di imitazione produce un minimo scarto che la rende imperfetta, mettendo in luce la vacuità di una realtà che è solo apparente.

Pur non abitando i corpi di vetro che normalmente la contengono e le permettono di infiltrarsi all’interno della sfera domestica, l’acqua è una presenza costante nello spazio espositivo: tanto negli interventi site specific sul pavimento, quanto nella traccia sonora The Seed (2017), dove il suo scorrere si alterna e si sovrappone alla voce dell’artista nel raccontare la cronaca di una vita vegetale attraverso i piccoli gesti quotidiani che le vengono dedicati. Il loop sonoro ricalca la ciclicità e lo scorrere inesorabile del tempo, fornendone tuttavia anche un antidoto: l’attenzione e la cura nel conservare gli oggetti che ci circondano e che, più delle sue quattro mura, determinano il concetto di casa come spazio di produzione e perpetuazione di identità. Lo stesso atteggiamento di conservazione, meticoloso e preciso, caratterizza il gesto artistico di Monika Emmanuelle Kazi che, con Mimesis of Domesticity, porta alla nostra attenzione il tema della sostenibilità non solo nell’intimità del nostro spazio domestico, ma piuttosto all’interno del nostro milieu sociale, culturale e politico: sostenibilità intesa anche in senso lato come forza di preservare un’identità autentica, capace di resistere di fronte ai capricci e ai rivolgimenti della ruota della Fortuna.

Monika Emmanuelle Kazi 

Two of Cups, 2024
Incisione su legno, vetro, nitrato d’argento, vetro laccato
175 x 42 cm

Le goût du sublime, 2024
Oggetti in vetro, nitrato d’argento, vetro laccato, vassoi d’argento
Dimensioni variabili

Boire un verre, 2024 
Bicchieri in vetro, nitrato d’argento, vetro laccato, vassoio d’argento
Dimensioni variabili

Le souper interrompu, 2024 
Oggetti in vetro, nitrato d’argento, vetro laccato
Dimensioni variabili 

A still life, 2024
Lampada in vetro, nitrato d’argento, vetro laccato, lampadina
10 x 10 cm 

Senza titolo, 2024
Acquerello cristallizzato con sale 
Dimensioni variabili

The Seed, 2017 
Audio, 3’6’’, loop ogni 27’
Courtesy dell’artista

Se non diversamente indicato, per tutte le opere: courtesy dell’artista e GALERIE PHILIPPZOLLINGER

Note biografiche 

Monika Emmanuelle Kazi è nata nel 1991 ed è cresciuta tra Pointe-Noire (Repubblica del Congo) e Parigi. Oggi vive e lavora a Ginevra. Dopo aver studiato design d’interni, ha studiato presso la HEAD-Genève e si è laureata con lode nel 2021. Tra le mostre personali e bi-personali più recenti si ricordano quelle presso PHILIPPZOLLINGER (Zurigo, 2024); Tunnel Tunnel (Losanna, 2023); Kunsthalle Friart (Friborgo, 2022); Villa du Parc (Annemasse, 2022); PHILIPPZOLLINGER (Zurigo, 2022); WallStreet (Friborgo, 2021); sic! Elephanthouse (Lucerna, 2021) e HIT (Ginevra, 2019). Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra cui al FRAC Champagne-Ardenne (Reims, 2024); AlteFabrik (Rapperswil, 2024); Publiek Park (Anversa, 2023); Forde (Ginevra, 2022); Centre d’Art Contemporain (Ginevra, 2021); Futura (Praga, 2021); Limbo Space (Ginevra, 2020) e Le Kabinet (Bruxelles, 2018). Nel 2021, Monika Emmanuelle Kazi ha ricevuto il premio Kiefer Hablitzel Göhner e il premio HEAD-Galerie. Nel 2022, ha completato una residenza presso La Cité des Arts di Parigi.

BALLY ARTIST AWARD

Istituito nel 2008, il Bally Artist Award è un premio che Bally Foundation assegna ogni anno ad artiste e artisti svizzeri o residenti in Svizzera con un’attenzione particolare all’intersezione tra savoir-faire e natura. Dal 2021, grazie a una rinnovata e più intensa collaborazione con il Museo d’arte della Svizzera italiana, le opere dell’artista vincitore o vincitrice del premio vengono acquisite dalla Fondazione per entrare a far parte delle prestigiose collezioni del MASI che inoltre ospita una mostra personale di due mesi nella sede di Palazzo Reali. Per l’edizione 2024 del premio, la Bally Foundation e il MASI hanno invitato cinque figure molto stimate della scena artistica internazionale a curare la selezione degli artisti e delle artiste partecipanti: Céline Kopp (direttrice di Le Magasin - CNAC, Grenoble), Noah Stolz (curatore indipendente), Marc-Olivier Wahler (direttore del Musée d’art et d’histoire di Ginevra), Pedro Wirz (vincitore del Bally Artist Award 2023) e Maja Wismer (responsabile del settore arte contemporanea del Kunstmuseum di Basilea). Gli artisti e le artiste nominate hanno quindi presentato un portfolio che è stato esaminato da una giuria composta da Nicolas Girotto e Vittoria Matarrese, rispettivamente presidente e direttrice della Bally Foundation, Tobia Bezzola, direttore del MASI, Julian Fronsacq, curatore capo del Mamco Ginevra, e Valentine Umansky, curatrice alla Tate Modern, Londra. La giuria ha attribuito il premio all’unanimità, pur rilevando la grande qualità e la diversità delle candidature.