Passione stampa
Dopo aver cercato foglie di forme diverse, rami e tutto quello che può servire per imprimere le forme sui fogli, completate il lavoro di impressione con i colori. Create le vostre stampe e scoprite i meravigliosi dettagli della natura!
Vi interessa scoprire come un vero artista si cimenta con la stampa? PAM, pseudonimo dell’artista Paolo Mazzuchelli, utilizza diverse tecniche, ma sicuramente la stampa occupa un posto di rilievo nella sua produzione artistica: quelle enormi, esposte al Museo d'Arte della Svizzera italiana lo dimostrano.
Età
Dai 4 ai 10 anni, accompagnati
(attività per famiglie)
Durata
45 minuti circa
Ingredienti
- Elementi della natura (foglie, fiori, rametti, …)
- Fogli bianchi
- Fogli neri
- Pennelli
- Tempere almeno 2 colori (consigliato)
- Un piattino dove versare i colori
- Forbici
- Colla
1
Raccogliete alcuni elementi della natura che vi piacciono
2
Preparate il materiale che vi servirà per lavorare
3
Prendi una foglia e coprila con il colore
4
Utilizza forme e colori diversi in modo da creare una composizione variopinta
5
Stampa le foglie su diversi supporti e ritaglia quello che ti piace. Armonia e sovrapposizione la parola chiave per la tua composizione
6
Se lo desideri puoi completare la tua stampa con un pennarello nero e graficamente completare il tuo disegno
- Trascorrere del tempo in famiglia, sperimentando la propria creatività e condividendo l’esperienza, attraverso gli spunti forniti dall’arte
- Esplorazione dell’ambiente naturale e approfondimento del proprio rapporto con esso
- Sviluppo del processo di condivisione delle scelte per un obiettivo comune
- Sviluppo delle capacità di manualità e degli strumenti e tecniche espressive dell’arte
- Allenamento della creatività, fantasia e immaginazione
PAM Paolo Mazzuchelli nasce a Lugano il 27 gennaio 1954. Formatosi al Centro Scolastico Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano e, successivamente, all’Accademia di Brera a Milano, vince nel 1982 il concorso di disegno indetto dal comune di Chiasso e tiene, sempre a Chiasso, la prima mostra personale di rilievo alla Galleria Mosaico. Nel 1992 e nel 1993 ottiene la prestigiosa Borsa federale delle belle arti. Dagli anni novanta Mazzuchelli inizia una feconda collaborazione con artisti e scrittori gravitanti intorno al poeta visivo Franco Beltrametti, dando vita ad esperienze di contaminazione fra immagine, musica e poesia. Dal 2000 vengono organizzate varie esposizioni dedicate all’artista presso il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, il Centro Culturale Elisarion di Minusio, la Galerie Carzaniga a Basilea e la Galleria Carlo Mazzi a Tegna, località dove l’artista attualmente vive e lavora.
“Tra le ciglia” è il luogo in cui si incastrano le immagini del mondo, ma anche un punto in mezzo agli occhi, nella fronte, dove metaforicamente si colloca la mente che rielabora le immagini del mondo per dar vita alle visioni interiori.
“mi guardo dentro per vedere quello che mi circonda mi guardo attorno per capire quello che mi succede dentro”, PAM
Tra le ciglia è il titolo scelto per svelare il mondo particolare e unico di PAM, pseudonimo dell’artista ticinese Paolo Mazzuchelli, le cui due dimensioni – esterna e interiore - sono fondamentali per comprenderne la produzione artistica, presente al MASI da settembre 2020 a marzo 2021. Le opere in mostra sono raggruppate a volte per temi, altre volte per tecniche e altre volte ancora per intuizione, forme e gesti, per raccontare al meglio come l’artista abbia lavorato e rielaborato ciclicamente le forme della sua arte. La mostra non segue quindi un approccio cronologico.
Il modo di procedere di PAM nella produzione artistica, così come le innumerevoli influenze artistiche e letterarie, rendono difficile inquadrarlo in movimenti e correnti precisi. Seppur le prime opere trovino riscontri con Soutine, il Gruppo Cobra, Louis Soutter, gli informali e gli espressionisti astratti americani, PAM sviluppa uno stile personale che attinge spunti e riflessioni dal mondo dadaista, per i temi della scrittura e l’ironia, dal surrealista, per quelli dell’inconscio e dei processi automatica, e ancora dall’arte performativa per la sua caratteristica interdisciplinarità. Le sale espositive sono pensate per dare un senso di ciclicità. Gli ambienti della mostra si chiudono così in mondo a sé stante, lontano dal tempo e dallo spazio esterno, che ricrea una vera e propria visione interiore.
PAM si allontana molto presto dalla figurazione in senso lato e questo è sintomo di un processo che lo porterà gradualmente verso un’arte performativa. Ecco che via via si fa spazio l’osservazione dei meccanismi dell’inconscio e, al contempo, prevaricano sul dipingere la carta, il carboncino e la china sulla tela e sulla pittura ad olio o acrilica, così come il nero sul colore. Nascono opere quali Rhinoceros, Lophophora williamsii, Carta geografica, realizzate a partire da impronte lasciate sulla carta da corpi dipinti, su cui l’artista interviene successivamente per riconoscerne una forma nota. Un processo volto a simulare il meccanismo che da immagine o impulso inconscio porta alla nascita di una forma razionale, la cui dimensione è anche sottolineata dall’introduzione della scrittura. Inizialmente PAM inventa una grafia composta di lettere e pittogrammi ispirati alle pitture parietali primitivi, per poi creare un vero e proprio alfabeto, con cui annota a volte compulsivamente, a volte con grande rigore grafico, le sue opere.
Anche l’attività incisoria rappresenta un elemento distintivo dell’artista, tra cui si erge Novantanove haiku, dove PAM gioca magistralmente con diverse tecniche per indagare il mondo della natura e comporre un suo personale bestiario ed erbario. L’haiku, componimento poetico di origine giapponese, si trasforma qui in un’immagine, volta a esaltare la natura e la sua delicatezza, così come la poesia fa con le parole. Si giunge quindi nel terzo ambiente, il più ampio, che comprende quattro grandi opere del ciclo Lettere dall’Europa dedicato al sindacalista brasiliano Chico Mendes assassinato il 22 dicembre 1988. Con questi disegni PAM ottiene nel 1993, per il secondo anno consecutivo, la Borsa federale delle belle arti. Sono anni di intenso lavoro, durante i quali le opere, mondi visionari e scenari apocalittici popolati da figure e paesaggi fantastici, nascono dall’io profondo e inquieto dell’artista per fondersi con riflessioni di tipo sociale e politico. Le superfici si espandono, e i muri delle sale sono risucchiati dalle loro dimensioni. PAM utilizza il carbone minerale, che gli consente di ottenere innumerevoli variazioni di nero e di conferire alla superficie una texture tattile. Il dittico Vomir charognes rompe l’oscuro sentiero, segnando a partire dal 2014 il ritorno alla rappresentazione della figura umana, che è aspra e vuole denunciare, nelle sue deformazioni, la violenza umana. Ma il viaggio del visitatore fa un passo indietro, e nel quarto ambiente, ritrova la natura, dotata di un’estetica più bella, conciliante, legata alle meraviglie e ai misteri della natura. Ma è solo apparenza, nella serie dei Giardini immaginari le articolate linee nere vanno a comporre una variegata flora, che paiono scheletriche presenze che sopravvissute ad una devastante catastrofe come quella causata dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, le cui migliaia di vittime sono ricordate, e denunciata la barbarie dell’uomo, nei dipinti Naga e Hiro e Hiroshima (Il triciclo). E le tecniche miste adoperate, che inglobano nella tela una stesura materica del colore con altri materiali, come la terra o la cenere, rievocano esplosioni di bombe sulla terra. La strage, l’assurdità della guerra e della violenza umana sono fisicamente percepibili e rappresentano i temi portanti degli ultimi lavori. A partire dagli anni Novanta, PAM dedica numerose opere ad altri artisti, scrittori e poeti che hanno segnato profondamente la sua vita e la sua opera, per dare continuità a presenze che seppur non più fisiche continuano a esistere nella sua memoria. Il passato come ponte verso l’ultimo ambiente, se così si può definirlo; per le sue fattezze ricorda la prua di una barca in rotta verso nuove esperienze, un nuovo inizio. Ma evoca anche i barconi che, come Caronte, trasportano in un viaggio infernale i migranti. Per questo sulla parete sono raccolti una cinquantina di disegni di diverso formato realizzati nell’ultimo quinquennio e allestiti dall’artista secondo un ordine istintivo. Corpi mozzati, mutilati e innaturalmente contorti vengono delineati da un segno ampio e deciso in un dialogo con disegni di formato più contenuto e dalla grafia più controllata. Ne consegue una sorta di vignette composte in una sequenza narrativa, in cui PAM denuncia la violenza che contraddistingue in varie forme la nostra società. Uno sguardo disincantato sul mondo contemporaneo che invita lo spettatore a guardarsi indietro e ripartire in un viaggio a ritroso per riscoprire, con occhi nuovi, più consapevoli il nostro mondo e la vita che assume nella cosmografia di PAM.